venerdì 28 giugno 2013

Tutti uguali difronte alla legge? Se il matrimonio omosessuale fosse retorica conservatrice?



Nel globo terraqueo un Paese a turno ricopre il ruolo di avamposto dei diritti civili degli omosessuali e delle lesbiche. Il 2013 questo ruolo lo ricoprono gli Stati Uniti, con le sentenze della Corte Suprema in favore dell'abrogazione della legge federale del 1996, approvata dal Congresso e poi dopo qualche mese promulgata da Clinton, la quale non consentiva alcun tipo di matrimonio omosessuale (che di fatto in molti Stati dell'Unione erano già regolamentati e previsti) poichè veniva chiaramente indicato nella lettera che l'unico matrimonio riconosciuto era e sarebbe stato solo quello etero. Vedi come ne da notizia brevemente il Corriere
Insomma, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha sentenziato ultimamente (contrariamente a quanto avvenuto con altre sentenze negli anni precedenti) che il matrimonio non è solo quello eterosessuale. Lo stesso Obama si era fatto promotore, durante la seconda campagna elettorale per la riconferma alla Casa Bianca, dell'abrogazione della legge promulgata dall'allora Presidente Clinton. Di più, persino la moglie di Clinton aveva fatto appelli precisi per la sua abrogazione, e aveva anche attivamente promosso il referendum in California (chiamato Proposition 8) affinchè una delle leggi più restrittive a riguardo fosse abrogata. Il referendum fu vinto da coloro che volevano fosse conservata la specificità eterosessuale del matrimonio, ma poi una serie di sentenze prima della Corte Nazionale della California e poi questa Federale hanno dichiarato l'incostituzionalità della Prop 8.




Voglio subito premettere che conosco molti uomini omosessuali, con alcuni dei quali, ad esempio, abbiamo anche costruito delle reti di solidarietà sociale e familiare per i minori stranieri non accompagnati, progetto che avviammo insieme ad Emanuele Maspoli nel 2006 e che oggi cammina con le proprie gambe.

Ciò non toglie che nutro un totale disappunto rispetto a questa lotta ormai planetaria per il riconoscimento dei diritti civili a contrarre matrimonio per gli amanti dello stesso sesso. Non certamente per motivi di carattere morale, ma per l'inopportunità politica che tali iniziative comportano.

Infatti, definire tali battaglie civili per i diritti degli omosessuali come veri e propri diversivi a lotte con un carattere più politico non è per niente affatto esagerato. Ad esempio, nel 2008 in California mentre venivano spesi circa 43 milioni di dollari per la celebrazione del referendum Prop 8 si operava un taglio per le spese sanitarie destinate alla lotta per HIV/AIDS per 85 milioni di dollari. Non sto dicendo che le due cose sono una alternativa all'altra, ma che risulta inutile promuovere diritti civili se poi non si comprende che molto spesso il panorama umano dell'eccentricità sessuale, dei queer e dei trans o se si preferisce in termini più generali dei LGBT, sosta in condizioni di diffusa povertà materiale. 

Dobbiamo riconoscere che molti omosessuali e lesbiche non vivono a Manhattan o ai Parioli, ma in quartieri degradati dove spesso non ci sono i più essenziali servizi sociali e pubblici. 

Negli Stati Uniti molti trans sono incarcerati per motivi legati al consumo ed allo spaccio di droghe. Una popolazione di 2,3 milioni di individui è negli USA reclusa in carceri che molto spesso sono delle vere e proprie work house, dove i carcerati lavorano in vere e proprie fabbriche per pochi cent di dollaro l'ora. Una popolazione di carcerati che spesso proviene da realtà fatte di violenza e di morte, e dove in queste prigioni ancora sperimentano altra violenza, anche di natura sessuale. 

Insomma, non credo che sia un caso che la retorica, le immagini e la propaganda del movimento per l'uguaglianza del matrimonio omosessuale sia così assimilazionista, e che questo movimento intenzionalmente e dolosamente cancelli ed escluda così tante persone queer, perchè trans o perchè provenienti da nuclei sociali e familiari non conformi e tradizionali. Molto spesso questa retorica a favore del matrimonio omosessuale è molto piccolo-borghese, induce a pensare che non essere sposati sia anche deviante. Inoltre non tiene in nessuna considerazione il fatto che senza una migliore politica di inclusione e tutela sociale nessun diritto civile potrà realmente  realizzarsi ed esserci. 

L'obiezione che molto spesso viene sollevata rispetto alla questione dell'estensione dei diritti civili alle coppie omosessuali che ritengono di sposarsi è quella che le lotte per i diritti civili siano oltre che un veicolo di sensibilizzazione anche uno strumento per l'estensione dei diritti sociali. In parte questo è anche verosimile, ma più in generale la questione si innesta su un aspetto sottovalutato e che è molto conservatore, se si pensa che, quindi,  solo la famiglia comunque "certificata" ha diritto alle tutele sociali, e non tutti coloro che per scelta non ne hanno voluto farne parte e per questi motivi sono allontanati ai margini. Cioè, un omosessuale sposato e quindi con uno status familiare riconosciuto dalla legge potrebbe accedere ai sussidi pubblici o ad un alloggio pubblico, un trans o ognuno che compia una scelta giuridicamente, e dal punto di vista sociologico, non corrispondente al canone della "famiglia" dovrebbe restare invece senza tetto e non aver nessun diritto ad un alloggio, se questi non è nelle condizioni di poterselo pagare. 

E' per questi motivi e dubbi che mi appare il matrimonio gay e la retorica che attorno vi si sviluppa un efficace viatico per la causa conservatrice e la politica cosiddetta neoliberista. E non è un caso che le compagini politiche più incline al riconoscimento dell'eguaglianza del matrimonio omosessuale siano i governi conservatori, e che queste istanze maturate qui in queste aree politiche conservatrici  siano poi approdati al dibattito nei partiti di sinistra e socialisti. 
Non è un caso che ai diritti delle persone oggi si faccia posto ai diritti dell'individuo. Alla complessità ed unicità di un uomo si fa posto ad una categoria sociologica generica ed astratta.
Negli USA, ad esempio, la retorica per il matrimonio omosessuale coincide con la estensione della tutela sanitaria per il parente, ma non con una battaglia affinchè anche ai single non occupati sia riconosciuta la stessa assistenza, prescindendo dallo stato civile. Perchè lì i conservatori si dicono favorevoli al matrimonio omosessuale e non invece all'introduzione dell'assistenza sanitaria ad accesso universale? E' anche questa una questione di uguaglianza? Ci sono persino articolisti che sostengono che la istituzionalizzazione del rapporto omosessuale consentirebbe un controllo sanitario relativo alla diffusione dell'HIV, che equivale a dire che fuori dal matrimonio si operano stili di vita sessuali e sanitari deleteri. 

E' un caso se il conservatore David Cameron si dica favorevole al matrimonio omosessuale proprio quando prevede ulteriori tagli al servizio socio-sanitario britannico? Forse è solo una coincidenza se si comincia a sostenere che ci deve essere qualcun'altro della "famiglia" che deve prendersi cura di te, invece che - almeno anche - una rete di professionisti della salute? E' un caso che negli anni '90 la Human Right Campaign e la National Gay and Lesbian Task Force siano movimenti che nascono da ambienti conservatori? E' un caso che il repubblicano Jon Huntsman ritenga il matrimonio gay una causa conservatrice? E' una caso che quella che era definita una questione politico-programmatica di sinistra sia diventata una piattaforma politica conservatrice e che questi se ne facciano più pienamente promotori? Non è sorprendente che ci abbiamo messo molti anni, e che tutto di un tratto siano diventati i più ostinati fan del matrimonio omosessuale?

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