giovedì 16 maggio 2013

L'importazione delle morti

In Cambogia crolla una fabbrica di scarpe, ed ancora una volta donne e uomini, spesso ancora adolescenti, sono le vittime di questa logica produttivistica ed economicistica protocapitalistica ed ottocentesca che sta attraversando e soffocando l'intero globo.


Le logiche dello scambio libero delle merci, e  libero dalla vita se si muore ed eccome se si muore mentre si produce, non sono più al servizio dello sviluppo delle popolazioni e delle pacifiche relazioni internazionali ma per l'esatto contrario, ovvero per soggiogare i popoli a logiche che piegano le esistenze alla dominazione gli uni degli altri. Se una volta in guerra ci si andava perchè il re lo ordinava, senza che tu avessi mai conosciuto un austriaco e senza che avessi motivi specifici per odiare un austriaco, oggi siamo ognuno di noi complici e mandanti di queste morti bianche che quotidianamente avvengono nei paesi che lavorano per noi per  consentirci di avere 40 paia di scarpe negli sgabuzzini di casa, un paio a seconda della combinazione con gli innumerevoli vestiti riposti nei nostri armadi.

In questo post scrivevamo che una prima e urgente via di uscita da questa complicità è invertire subito i nostri stili di consumo. Poi si aggiungeva quanto segue:

Ma anche si rende necessario che le merci circolanti nel proprio Paese siano a contenuto di diritto di cittadinanza almeno pari alle proprie internamente prodotte. Un prodotto cinese, cioè di un Paese dove i diritti di cittadinanza non sono pari ai nostri, possono essere importarti paritariamente rispetto a quelli prodotti per esempio dal Brasile o dall'India?L'Europa ha prodotto uno strumento che potrebbe efficacemente essere applicato (ed anche esteso ulteriormente nella definizione dei criteri che lo fissano), e che si chiama Ecolabel.l'Ecolabel è però una certificazione spesso non obbligatoria e richiesta facoltativamente dalle imprese importatrici, e quando obbligatoria lo è nulla impedisce che queste certificazioni ambientali (la ISO 14000) possano essere "acquistate" senza che tutto corrisponda la vero.In secondo luogo a questo tipo di certificazioni, che dovrebbe essere resa obbligatoria per legge per tutte le importazioni e prevedere degli organismi nazionali che periodicamente verificano attraverso ispezioni in fabbrica che queste norme siano rispettate per i produttori che chiedono di poter commercializzare con l'Italia, dovrebbe anche sommarsi un'altra certificazione che valuti lo stato di estensione dei diritti di cittadinanza esistenti in quello Stato da cui importiamo quelle merci. Risulta molto difficile competere, è vero, rispetto a Paesi dove non esistono diritti democratici e di cittadinanza, dove le leggi sulla sicurezza e la salute di chi lavora e dell'ambiente sono sistematicamente violate, dove i lavoratori non godono degli stessi diritti di cittadinanza. Parametrizzare questi caratteri è possibile. E già avviene. Impedirebbe di importare la compressione dei diritti nelle nostre democrazie, che viaggia insieme a queste merci. Come consumatori compulsivi abbiamo smarrito queste consapevolezze, e smarrendo queste abbiamo smarrito il senso del diritto che ogni merce racchiude.


Il carattere di questa politica si rende urgente, sia per motivi interni di ricreazione del lavoro, sia perchè dobbiamo smetterla di esportare democrazia con le armi, poichè alla fine importiamo unicamente la morte. Il libero scambio è salutare per le popolazioni e le relazioni internazionali... ma deve essere libero veramente, e non dominato da alcuni. E quegli alcuni siamo ognuno di noi, nessuno escluso. E lo siamo dominatori ogni volta che facciamo i cittadini-consumatori, tanto per utilizzare una locuzione cara al fu Bersani. Crescere le nostre consapevolezze e modificare le regole di commercializzazione internazionale al fine di livellare verso l'alto gli standard delle relazioni internazionali è imperativo.

Chi sta pensando di rendere quello che una volta era solo un privilegio consumistico delle popolazioni occidentali adesso trasversale solo a parte della popolazione mondiale, creando sacche sempre più estese di poveri che lavorano per pochi eletti, forse non ha capito che Calvino era un imbecille. Il rumore sistemico che si creerebbe in ogni nazione o macroregione continentale sarebbe di sempre più difficile gestione. 

L'unica strada possibile e unicamente quella di produrre meglio, con produzioni a più alta intensità umana (e quindi cognitiva e quindi di migliore qualità delle merci), e consumare meno e meglio. Se va non solo del pianeta, ma delle nostre relazioni pacifiche.

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