venerdì 4 gennaio 2013

LA FARSA SULL'ORLO DELLA FOSSA


E' cominciata la fiera dei folli pre-elettorale, fatta di dichiarazioni a denti stretti, mezze parole, professioni di fedi liberali e liberatorie, chiacchiere a go-go, ricette ed imbrogli da bassa cucina politicista neanche buona per il pasto veloce di un camionista.
I prossimi due mesi si consumeranno da ogni parte di questo patetico scenario politicista le finzioni risolutive allo stato penoso in cui versa l'Italia, e di quanto una sia migliore dell'altra, in un circuito autoreferenziale noioso   e parolaio, senza di fatto che niente di buono per noi tutti sia stabilito e fissato, se non vecchi e consunti travestimenti che proveranno a dissimulare l'imperio del nulla, in Italia quanto in Europa, della quale sono inveri maestri e professionisti. Vedasi il finto battibecco fra questi riformisti dalle sfumature parecchio grigie di questi giorni, indicativo di quanto ci stanno premettendo e promettendo come dibattito, nei contenuti e nelle forme.

Nel centrodestra ormai sono alla conta dei voti e del peso di ciascuna componente. Berlusconi quanto Samorì, Meloni e compagnia bella quanto Casini e Montezemolo, Giannino e il popolo dei "rompicoglioni" quanto Monti, l'ultimo arrivato - questo Pinochet in borghese - a completare l'operetta da tre soldi. La galassia di tutti questi interessi che Berlusconi è riuscito a tenere insieme nei trascorsi 20 anni, adesso esplode per poter successivamente correre da Bersani, probabile vincitore alle prossime elezioni, per contrattare la salvaguardia del proprio orticello. In questo scenario, l'unico che ci appare coerente è il Cavaliere, che su Sky24 (visto su corriere tv) dichiara che se "questa TV (riferito a Sky) esiste è perchè l'ho voluta io", come a ricordare che se finora tutti han potuto magnare a quattro ganasce è solo perchè lui è riuscito ad assicurare la solidità e la forza del raggiungimento di questo obiettivo. Personale, è vero, ma anche collettivo dell'oligarchia di regime. Se stiamo tutti insieme, dice, e non andiamo in ordine sparso alla corte del prossimo re, è meglio e non racimoleremo solo le briciole da sotto il tavolo. E poi, dice ancora rassicurante, mica voglio per forza fare il premier, ma essere della festa dei cani sotto la tavola dei regnanti.
Perchè di briciole si contratterà nei prossimi anni. Lo sanno tutti che la cuccagna è finita, e che chi vincerà penserà solo al proprio blocco sociale da continuare a foraggiare. Oltretutto, il consenso di questi che vanno dalla cosiddetta destra a cosiddetta sinistra, in termini numerici e non percentuali, non è manco attualmente la maggioranza dei votanti del Paese, a fronte dei movimenti civici e del fronte di astensione e del non-voto crescenti. Questo la dice lunga di come il massimo che si può fare, e che Monti ha diligentemente fatto, e quello di prolungare di 6 mesi i contratti precari nella pubblica amministrazione. Una volta almeno qualcuno veniva pure confermato... il più raccomandato fra i raccomandati! Ora manco più quello: appesi tutti come provole ad affumicarsi all'alitosi di questi politicisti. La speranza è proprio l'ultima a morire, sempre dopo di te.

La torta dei denari si è cospicuamente ridotta. Nessuno è più disposto, in Europa, a rifornire di crema pasticcera le cremerie italiane. Non solo per via dell'ideologismo leghista del Nord nei confronti del Sud Europa (quello che appare e viene propagandisticamente motivato e che meglio friziona con la pancia del popolino europeo che si crede migliore e senza nessuna responsabilità rispetto all'attuale situazione generale in cui versa il continente), ma sopratutto e sostanzialmente perchè da che mondo e mondo la ricchezza di qualcuno ha sempre significato la povertà di altri. E l'Europa, seppur corre ad armarsi massicciamente,  anche se in ordine sparso, non sono gli USA e la sua flotta negli oceani. E manco la Cina e l'India come potenze produttive e finanziarie. In soldoni, è proprio il caso di scriverlo, nello scenario internazionale questo continente non ne vale manco una di moneta pure bucata, sia essa euro o lira o quant'altro. Tant'è che Monti nella sua agenda da esercizio retorico e pseudo letterario, nella sezione dedicata alla politica internazionale scrive che l'Italia riconosce l'assetto multilaterale attuale del globo, ovvero che l'Italia deve continuare a tenere i piedi in più scarpe possibili senza riconoscere di fatto, e lavorare nei tavoli internazionali, per il riconoscimento multipolare globale. Multilateralismo è parola che non fa male a nessuno, anzi significa: siamo sulla piazza, venghino venghino... investitori e compratori del mondo nel Belpaese. Lavoreremo per permettere che questa Italia ed il suo popolo possano diventare in breve tempo la colonia felice di chiunque voglia un avamposto strategico nel Mediterraneo: assetti strategici energetici ed industriali in vendita, deflazione salariale, alti livelli strutturali di disoccupazione, tagli ai diritti di cittadinanza. Insomma, un po' quello che abbiamo già visto da Ciampi in poi, con tutti i relativi bidoni finora tirati al popolo italiano e alle imprese italiane da questi investitori stranieri. 

Peccato che le parole di questi tromboni non siano affatto più convincenti, e che invece tutti gli investitori stranieri (europei ed extraeuropei) stiano facendo le valigie e sloggiando dall'Italia, uno per volta per non dare nell'occhio. Le carcasse sono roba da iene ed avvoltoi, non per i leoni della savana (finanziaria): gli obiettivi sono il saggio di profitto e l'aiuto di Stato (che consente alla fallimentare grande industria di sorreggere il primo). L'abbiamo già scritto: non esiste e non può più esistere nei mercati maturi la grande industria privata. Essa può solo essere statale, direttamente attraverso il controllo delle proprietà azionarie o i trasferimenti di Stato (come in Cina ed adesso anche in USA) o indirettamente attraverso i privilegi fiscali che ai grandi gruppi industrial-finanziari sono assicurati. Mi dica qualcuno se conosce anche una sola SpA di quelle quotate in borsa che non versi in coma debitorio, mentre attualmente i piccoli imprenditori e artigiani devono andare a piangere in arabo per avere un po' di fido dalle banche e continuare a sopravvivere.
Chi l'avrebbe detto che la grande industria e i grandi gruppi finanziari (che finanziano blogger e opinionisti di giornali di tiratura nazionale da migliaia di copie) sarebbero diventati i più solerti sostenitori delle politiche economiche keynesiane? Altro che di retorica e di politica liberista in questi ultimi 35 anni si è trattato, e che gli statalisti al caldo dell'impiego pubblico di casa nostra spacciano per il fallimento attuale in cui versa l'Italia e non solo essa: di politica keynesiana pro domo propria si è trattato finora, con noialtri sotto il tavolo a racimolare a credito e a rate fisse a metà del mese la BMW ultima serie o l'appartamento in classe energetica G acquistata appena prima del giugno 2012 o la TV al plasma per vederci le partite del pallone trasmesse da Murdock o il climatizzatore per stare freschi d'estate. Peccato che adesso siano molti greci a stare freschi anche d'inverno, ed un po' inizia anche adesso qualche italiano: ad Atene, non ostante il calo del traffico cittadino, il livello d'inquinamento nell'aria è decuplicato, per via del fatto che nelle case si brucia legna e non metano, (e così si stanno anche deforestando i già ridotti territori boschivi ellenici). Le politiche liberiste fin qui ventilate sono solo servite a questi bravi (uomini e donne) a spazzolarsi il quanto più possibile, e a spese degli altri. Ma di libertà non se ne trova traccia, anzi gli spazi di esercizio della libertà imprenditoriale, così come delle libertà costituzionalmente prescritte, si sono di fatto sempre più ristrette, rendendo più che difficile l'avvio di attività imprenditoriali, impossibile essere cittadini. Una saldatura unica fra apparati corporativi occupanti lo Stato, direttamente e indirettamente. 

Così nel 2013 ci tocca di essere più poveri e senza lavoro, e sentire le prediche anche scritte (il 2 Gennaio 2013 l'ex ministro Fornero ha scritto di proprio pugno un articolo sul Corriere della Sera relativo alle cosiddette riforme degli ammortizzatori sociali e delle pensioni) di questa gente che a malapena riesce a stare fra i comuni cittadini alla messa della domenica, solo per rinsaldare l'asse che vede il controllo europeo esercitato dalla Germania, la presenza di un papa germanico al Vaticano e un ceto dirigenziale politico prono a soddisfare qualunque richiesta provenga dalle stanze internazionali. Lo spread poi premierà quello giusto, e gli elettori italiani capiranno di chi fidarsi per la prossima inchiappettata.

Lo stato di inettitudine di tutto il nostro ceto dirigente è a prova di smentita.

Un ceto politico (e tecnico-politico) inetto e farfuglione, che fa le comparse in ogni dove per far vedere che c'è (ma che non sa e non può fare). Peggio di loro manco il sindacato, ormai la fucina dei nuovi politicisti allo sbaraglio, i "laburisti" pronti a far parte di ogni formazione politica di questa Repubblica stuprata, e farsi eleggere al Parlamento come rimborso spese per la diligenza con la quale hanno osservato il protocollo durante il loro mandato sindacale.

Un ceto imprenditoriale che quando ha fatto quattrini a spese della svalutazione monetaria e della contrazione dei salari, anzichè investire in tecnologia e sicurezza nelle fabbriche per aumentarne la produttività, ha invece comprato immobili ed appartamenti, e ha votato Lega  Nord perchè bisognava essere pur padroni a casa propria, soprattutto mentre il ladro ti svaligiava la casa perchè il maggiordomo della politica (che hai anche votato) gli ha aperto la porta di servizio. Ma sì, che ci frega, basta qualche sanatoria di extracomunitari ogni tanto, magari  fino ad allora tenuti a lavorare a nero, e che poi sono pure più che utili per restare competitivi riducendo ulteriormente i salari per le produzioni decotte di merci inutili già nate rifiuti. L'importante è però che non rompano tanto le palle con  i  diritti di cittadinanza questi extra-qua, che sono qui  per lavorare altrimenti possono pure tornarsene a casa loro a morire della nostra avidità, ops appetito. Ma sì, che ci frega, basta polverizzare i contratti di lavoro così che ce ne possiamo fare uno a seconda dell'esigenza e degli scopi. Finchè ce n'è, prego mi si spalmi la crema, tanto io come imprenditore ho investito in appartamenti da affittare a canoni da mezzo salario al mio stesso dipendente precario o atipico o a nero. Poi c'è Berlusconi che mi promette di non farmi pagare tasse sulla la mia ricchezza così duramente e rischiosamente guadagnata, e la Lega Nord che me li tiene tutti a bada con la parodia giacobina delle ronde di quartiere. Peccato che quando si entra nell'acquario, e la trippa è poca, si finisce per incrociare qualche squalo che ti dice che lo fa per il tuo bene a mangiarti.

Un popolo lavoratore e cittadino inebetito fin dai tempi di Berlinguer, ovvero di colui che fu il curatore fallimentare della sinistra italiana che allora si chiamava PCI, e che spinse il PSI fra le braccia omicide della DC dorotea che condannò a morte Aldo Moro ma salvò attraverso la camorra un notabile campano di nome Ciro Cirillo: la buonanima di Antonio Gava era una potenza a Napoli e convinse l'allora segretario Piccoli a sganciare la somma, 1 miliardo e 450 milioni di riscatto potevano essere pagati per un uomo con "amici" influenti che in un autobus di Roma effettuarono la transazione con delinquenti di uguale statura qual erano le BR. Il sangue di Moro è veramente caduto su tutti quanti loro. Ne è caduto così tanto che adesso il presidente del consiglio in pectore, l'on. Bersani, si fa fotografare ed esporre nelle strade cittadine in tre quarti come Lory del Santo, per giunta con il corpo rivolto verso la destra di chi guarda il manifesto. Che sia ben chiaro a tutti il messaggio. Ma li pagano profumatamente i pubblicitari quelli del PD, oppure ingaggiano qualche stagista disponibile solo a farsi il curriculum come quel tizio che andava in TV in gessato, tutto brillantinato in testa,  con gli occhiali da segretario e la "r" moscia che fa tanto figo radical-chic? Mi sa che in entrambi i casi nel prossimo Parlamento italiano ci saranno un sacco di (giovani) polli di allevamento, quelli  appena selezionati attraverso le primarie fatte in casa come da tradizione emiliano-romagnola, tutta genuinità e mazurca. E tutti pure laburisti, scrivono preoccupati i giornali italiani. Laburisti come l'ex ministro del welfare ed ex sindacalista CGIL Damiano, colui che con gli esercizi ragioneristici dell'ultimo governo Prodi ci farà andare in pensione solo se avremo maturato un cumulo contributivo maggiore della miseria, indicizzata al ribasso dal suo ministero, che ci spetterà da vecchi, naturalmente non oltre e dopo i 70 anni (finora!)... se riusciamo a conservare un lavoro e non veniamo sbattuti via prima manco 50enni,  che non ti vogliono manco per fare le pulizie. La professoressa Fornero, e il pupillo Martone, hanno solo anticipato il baratro verso cui stiamo precipitando come lavoratori. Che i lavoratori maturi... capiscano, devono accontentarsi anche meno dei giovani. Se poi qualcuno non ce la fa e dopo 3 anni di inutile ricerca del lavoro a 50 anni decide di suicidarsi la notte di Natale, beh si tratta solo di un incidente di percorso rappresentato da persone deboli e disturbate.

Che battaglia godremo nel talk-show televisivi (chi ha l'infelice propensione a possederla ed utilizzarla): una battaglia a chi è più riformista. Anzi, ci hanno così abituato ad essere riformisti, ci hanno così intossicato di riforme in questi 20 anni trascorsi che i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Una sanità che funziona solo nel prescrivere farmaci su farmaci che fra tentativi ed errori prima o poi la riesci a beccare la terapia, perchè le diagnosi te le devi pagare se non vuoi morire in lista d'attesa. Una scuola dove si continua il reclutamento del personale alla carlona, prima con le scuole post-laurea di specializzazione e poi con i concorsi a numero chiuso abilitanti, con i provveditorati che hanno funzionato e continuano a funzionare come uffici di collocamento di menefreghisti che scendono a protestare e inducono i loro alunni a protestare solo quando gli toccano il portafoglio o il carico di lavoro e non la qualità dell'istruzione. Una burocrazia che quando funziona rompe le palle, e la si mette subito in sordina, come ha ben sperimentato l'ufficio territoriale del ministero del lavoro di Modena, il cui portale era consultato da tutti i consulenti del lavoro d'Italia per l'ottimo lavoro informativo che svolgeva al posto di quello del Ministero di Roma, e che il ministro Fornero fece tempestivamente chiudere quale primo atto del suo mandato ministeriale, salvo poi riaprirlo per le proteste incazzate che raggiunsero Roma nel giro di 48 ore. Una burocrazia che quando funziona e fa il suo lavoro non piace al sindacato e alla politica. Ci rende troppo cittadini, e meno sudditi. Poi il piacere non andiamo a chiederlo mica più, sapete?! Che c'è da guadagnarci in una pubblica amministrazione che è al servizio dei cittadini?

L'elenco delle riforme di questi riformisti da strapazzo aggiornatelo voi con i commenti, se ne avete da fare. Altrimenti, di fronte a questo attuale Parlamento di nominati ed autonominati fenomeni, l'unica riforma, silenziosa, che ognuno di noi tutti può stavolta compiere è andare a votare tutti tranne costoro. Andare comunque a votare, perchè non si possono chiedere diritti se non si è in grado di esercitare  almeno quelli che a malapena sono riusciti a strappare i nostri padri e le nostre madri. Abbiamo il dovere di essere migliori di loro.


2 commenti:

Mario Intini ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
N.O.I. - Nuova Officina Italiana ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.