lunedì 10 dicembre 2012

ELEZIONI POLITICHE ROMANIA 2012. Vince ancora il non-voto


La Romania si è recata a votare questo 9 dicembre 2012 per il rinnovo del Parlamento. Il premier uscente era Victor Ponta, dell'Unione social-liberale di centrosinistra.
Ponta in una sua dichiarazione prima del voto si è lasciato andare ad alcune valutazioni e considerazioni circa l'entrata nella UE della Romania. In sintesi ha detto che se la Romania avesse saputo in anticipo che si sarebbero trovati con meno soldi in tasca, con la DNA (Direzione nazionale anticorruzione) e l'ANI (Agenzia nazionale di integrità) fortemente volute dalla UE, certamente ci avrebbero pensato anche più di due volte ad entrare nell'Unione. 

Victor Ponta soffia sul fuoco che sta incendiando l'Europa, dato che nasconde alla consapevolezza che il reddito procapite rumeno, equivalente in Lei (la moneta locale rumena), è cresciuto nel 2012 del 73% dal 2006, e in euro del 37%. Certo, è da verificarne la distribuzione, e l'equità delle politiche che anch'egli come esponente di centrosinistra dovrebbe aver promosso e sostenuto.

Ma si sa, nessuno ripensa al passato, e i rumeni credevano che salari e stipendi sarebbero continuati a crescere al ritmo del 30% annuo come accaduto dal 2007 ad oggi. 
In secondo luogo, è indubbio che la Romania oggi soffre di diffusa corruzione più che nei tempi della dittatura di Ceacescu, anche un comune impiegato al front-office ti chiede "un caffè" per la propria prestazione burocratica. Se oggi alcuni corrotti sono stati arrestati e processati, lo si deve alle forti pressioni della UE.

Tuttavia, la disaffezione e la delusione del popolo rumeno si taglia a fette, e l'astensione è stata alta, come i sondaggi prevedevano. 

Ma il punto è proprio questo: le pressioni della UE contro un convitato di pietra che non vuole perdere il controllo (illegale) del Paese soffia sul fuoco delle inevitabili delusioni che l'attuale crisi economica e finanziaria della UE produce e moltiplica da est a ovest come da nord (molto molto meno) a sud. Il rafforzamento dello stato di diritto chiaramente sottrae potere a chi attualmente lo esercita. E queste persone sono trasversalmente presenti in tutti i partiti politici nazionali. Per giunta Ponta si è dimostrato molto inadeguato nel decidere piuttosto decisamente per una svolta democratica della Romania, cercando di barcamenarsi fra detentori dei privilegi "feudali" provenienti dalla corrotta nomeclatura di Stato e trasversali a tutta la politica nazionale e almeno il dire quello che la gente vuol sentirsi dire rispetto alla dissoluzione morale etica e democratica che il Paese ed il popolo rumeno si vede costretto a vivere quotidianamente per l'esercizio dei più essenziali ed elementari diritti di cittadinanza. 

E forse questa inadeguatezza di Ponta, insieme alla voglia di molti parlamentari e boiardi di stato di ritornare all'impunità, ha spinto all'astensione buona parte del popolo rumeno nonostante gli appelli dei giornali vicini al premier uscente, e a votare per il partito di destra del Presidente Traian Basescu che ha promosso una campagna demagogica e popolusita antieuropea. Ma già prima delle elezioni dicevano che i giochi era fatti, e che Ponta e Basescu era d'accordo su tutto. 

In queste elezioni hanno votato sempre più giovani che non sono nati nell'ex regime dittatoriale di Ceacescu. Giovani senza nessuna memoria del passato dittatoriale, se perfino le istituzioni non hanno celebrato il 14 Novembre scorso il 25° anniversario della rivolta operai di Brasov (fatto avvenuto nel 1987, che provocò 300 arresti e fu l'inizio della capitolazione di Ceacescu nel 1989). Per leggerne qualcosa di istituzionale clicca qui e poi qui per invece un resoconto di visione piuttosto destrorsa. Di democrazia e popolarismo, manco l'ombra: tutto funzionale al disordine etico e politico della Romania.

Elettori senza memoria quindi, ed in balia dei populismi alla Diaconescu, che annunciano che sarà eletto a governare farà costruire 200 mila alloggi per i più bisognosi. Noi italiani ci siamo passati già dalle promesse da paese dei balocchi, seppur anche noi italiani soffriamo di memoria corta, molto corta come quelle micce alle dinamiti di pericolosa manipolazione. Giovani che protestano, anche duramente... ma che non votano, come si è potuto verificare nel Luglio del 2012 quando al referendum popolare sull'impeachment del Presidente Besescu si è recato a votare solo il 46% degli aventi diritto, annullando il referendum per mancato raggiungimento del quorum e consentendo al buon Benescu di restare in sella. Persino il primo ministro ungherese Orban ha fatto appello ai 1,5 milioni di rumeni presenti in Ungheria di non andare a votare: una saldatura fascio-comunista e nazional-populista trasversale, che insieme all'incapacità delle altre forze politiche sta segnando sempre più decisamente il passo di questa Europa. Il risultato del dopo referendum è stata la svalutazione del Lei rispetto all'euro del 7%, che naturalmente non è servita a rilanciare l'economia rumena e a disinnescare la bomba sociale delle sempre più frequenti manifestazioni di piazza di giovani ed operai.

Queste elezioni politiche del 2012 sono state vinte, come da pronostico, da Victor Ponta, la cui coalizione social-liberale ha ottenuto circa il 60% dei voti sia alla Camera che al Senato.
La coalizione di Basescu Romania Giusta ha ottenuto il 16% circa dei consensi. Il partito di Diacunescu il 14%.
Ma a votare si è recato meno che il 42% degli aventi diritto.

1 commento:

N.O.I. - Nuova Officina Italiana ha detto...

Esattamente un anno fa i romeni scendevano in piazza contro la corruzione delle élite politiche e per avere un “governo come gli altri” paesi dell’Europa occidentale. Un anno dopo il paese ha un nuovo governo, ma i manifestanti del 2012 sono convinti di essere stati ingannati, perché il premier Victor Ponta impone le stesse misure di austerity e nel panorama politico continua a regnare la corruzione.

L'articolo è questo
http://dilemaveche.ro/sites/default/files/DV_466_01.pdf