lunedì 1 ottobre 2012

I mandarini pubblici, veri eredi del monarca assoluto - di Oscar Giannino (www.chigago-blog.it)



Passano solo 40 anni, dal Leviatano di Thomas Hobbes del 1651, e i Due trattati sul governo di John Locke. Eppure, di mezzo c’è la differenza tra la notte e il giorno.


Nel primo si descrive la convenienza di essere sudditi, affidandosi allo Stato per evitare i danni di un conflitto sociale rischioso. 
Nel secondo, il diritto e il vantaggio di essere cittadini, associandosi sulla base del consenso fra uomini liberi, ciascuno depositario di diritti naturali incomprimibili alla vita, alla libertà, alla proprietà. 
In Italia, la Repubblica è nata promettendo quest’ultima cosa. Nei fatti, ha invece inverato la prima: lo Stato fa quel che vuole, e noi siamo sudditi. 
E’ così in materia fiscale, perché nessun Paese avanzato ha adottato il favor fisci come criterio orientativo della giurisprudenza costituzionale e di Cassazione, e solo Paesi totalitari hanno come da noi un giudice tributario che non è terzo, ma appartiene alla stessa amministrazione che presume di conoscere lei la tua cifra d’affari, il tuo imponibile, la tua imposta, e che si è dato anche il potere di entrare nei tuoi conti, bloccandotela e spezzando la continuità della tua impresa. 
E’ così nella giustizia civile, perché lo Stato aspetta anche sei o sette anni per il primo grado mentre il tuo diritto economico svanisce, a differenza di un anno al massimo negli Usa. 
E’ così nell’urbanistica, nelle infrastrutture, nelle liste d’attesa della sanità pubblica. 
O nella previdenza, in cui per volontà dello Stato 513mila italiani hanno pensioni retributive – cioè regalate rispetto ai contributi versati – superiori ai 4mila euro al mese e che costano 9miliardi e mezzo l’anno, mentre i più giovani non ne avranno mai neanche una da mille. 
Come difendersi? La giustizia, scassata com’è, serve a poco. Di referendum alla svizzera, neanche a parlarne. L’accesso diretto dei cittadini alla Corte costituzionale, come in Germania, da noi è vietato. 
Come è avvenuto? L’Italia è diventata Stato dei partiti nella prima Repubblica, e Stato dei vertici della PA nella Seconda. 
Chi occupa protempore i poteri dello Stato, se non ha selezione dal basso in base al merito e alla temporaneità dell’incarico, sia politico oppure burocrate, persegue il proprio interesse a darsi ragione e ad amministrare sempre più risorse, non quello della libertà. E ci riesce rinfacciando ai cittadini, di non essere all’altezza del loro dovere civico. Come avviene sulle tasse: non conta quanto lo Stato dilapidi, la colpa è di chi tenta di sottrarvisi. 
Per tornare a essere cittadini non basta il voto alle urne. Occorre smascherare dovunque la falsità di un’etica pubblica che spaccia per valore civile l’interesse dei mandarini pubblici, i veri eredi del monarca assoluto.

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